lunedì, Luglio 28, 2025
HomeAttualitàIntesa commerciale UE-Stati Uniti: luci e ombre per il food&beverage italiano

Intesa commerciale UE-Stati Uniti: luci e ombre per il food&beverage italiano

L'accordo UE-USA sui dazi: aliquota unica al 15% e zero dazi su prodotti strategici. Il commento a caldo di Unione Italiana Vini.

La formalizzazione dell’accordo tra Bruxelles e Washington sui rapporti commerciali disegna un panorama complesso per il settore della ristorazione e dell’ospitalità, con benefici selettivi ma anche criticità evidenti per alcuni comparti.

L’introduzione di una tariffa standardizzata del 15% sui prodotti europei diretti verso il mercato statunitense costituisce il pilastro centrale dell’intesa. Questa soglia uniforme elimina le incertezze precedenti, offrendo agli operatori del settore alimentare una base di calcolo stabile per le proprie strategie di approvvigionamento. La misura interessa direttamente distributori, importatori e catene di ristorazione che si riforniscono di tecnologie e materie prime americane.

L’azzeramento delle tariffe su specifiche categorie merceologiche – in particolare sostanze chimiche industriali e componenti per l’industria alimentare – rappresenta un elemento positivo per il comparto. Questa esenzione dovrebbe riflettersi sui costi operativi di ristoranti e strutture ricettive, alleggerendo le spese per prodotti di pulizia specializzati, conservanti alimentari e attrezzature per la preparazione di bevande.

Le preoccupazioni di Unione Italiana Vini

Il vino italiano però paga il prezzo più alto di questa intesa. L’Unione Italiana Vini quantifica in 317 milioni di euro le perdite stimate per i prossimi dodici mesi, con ripercussioni che si amplificano lungo tutta la filiera. Lamberto Frescobaldi, presidente dell’organizzazione, evidenzia come “una bottiglia del valore originario di 5 euro rischi di raggiungere i 60 dollari nei ristoranti americani”, rendendo di fatto inaccessibile gran parte della produzione italiana al consumatore finale.

L’impatto colpisce trasversalmente le denominazioni più rappresentative del Made in Italy enologico: dal Prosecco al Chianti Classico, dal Brunello al Moscato d’Asti, con percentuali di esposizione che oscillano tra il 27% e il 60% della produzione destinata all’export. Una situazione che penalizza particolarmente l’Italia rispetto ai competitor europei, considerando che il mercato americano assorbe il 24% delle esportazioni vinicole nazionali.

Leggi la notizia anche su Horecanews.it

RELATED ARTICLES
Google search engine

ARTICOLI PIU' LETTI

COMMENTI PIU' RECENTI