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La magia di Tenuta di Castellaro e del suo Nero Ossidiana

Capita che alcuni luoghi, seppur lontani dal vissuto quotidiano, riescano ad esercitare un fascino potentissimo su chi li scopre, una sorta di richiamo ancestrale alla ricongiunzione con ciò che è distante ma al tempo stesso è prossimo, in una dimensione più intima e profonda.

Qualcosa di simile è accaduto più di vent’anni fa a Massimo Lentsch, imprenditore bergamasco che sbarcato sull’isola di Lipari, tappa di un itinerario in barca a vela, rimase folgorato dalla vista della piana di Castellaro a strapiombo sul mare, al punto da decidere di impiantarvi un vigneto.

Come biasimarlo, quello delle Eolie è un arcipelago dalla bellezza struggente e seducente, impervio, montuoso, con i suoi forti pendii, le altitudini mozzafiato, i terrazzamenti a picco sul mare blu, e poi sole, vento salmastro, sabbia scura vulcanica, aria che sa di zolfo, il colore intenso delle bouganville, la luce della malvasia sui graticci ad appassire, capperi nel sale e braccia intente a fare i conti con una natura da domare.

© Commers

Da questa attrazione fatale per un angolo magico e selvaggio del mondo è nata nel 2005 Tenuta di Castellaro, un paradiso di cui la famiglia Lentsch ha scelto di diventare custode realizzando un progetto vitivinicolo e paesaggistico al tempo stesso che vuole preservarne storia, tradizioni e peculiarità.

Un impegno che parte dalla bonifica del parco geominerario delle Cave di Caolino per arrivare a mettere insieme nel corso degli anni 24 ettari vitati da cui discende una produzione in conduzione biologica e aderente ai protocolli vegan che si attesta sulle 70 mila bottiglie l’anno, vini realizzati con varietà autoctone a partire dalla Malvasia delle Lipari e dal Corinto Nero.

La cantina è una vera e propria opera d’arte ad impatto zero sull’ambiente, incastonata tra le colline verdi dell’isola: camini solari che catturano la luce e la diffondono negli ambienti per ridurre l’impiego di energia elettrica e una torre del vento per creare un sistema di climatizzazione naturale anche nella barricaia, area ispirata all’architettura del Chiostro Normanno che è un po’ un racconto della storia geologica di Lipari. E poi il Wine Resort, uno spazio studiato per amplificare l’esperienza delle atmosfere eoliane.

© Benedetto Tarantino

Nero Ossidiana il vino simbolo del vulcano e della viticoltura eoliana

In questo progetto di ampio respiro si inserisce anche la filosofia produttiva fortemente orientata alla conservazione e valorizzazione della tradizione vitivinicola millenaria dell’isola di Lipari, un approccio che favorisce la scelta delle varietà autoctone e che spiega la nascita di vini come Nero Ossidiana, simbolo di Tenuta di Castellaro, un’etichetta che prende il nome dalla roccia vulcanica di colore nero intenso che caratterizza i paesaggi delle Eolie.

Nero Ossidiana nasce come primo vero “classico Rosso delle Eolie”, vino biologico figlio di un terroir vulcanico e mediterraneo e di due vitigni autoctoni, il Corinto Nero (90%) dalle origini antichissime, probabilmente introdotto in Sicilia dai Greci, e il Nero d’Avola (10%).

Con i consulenti della ditta francese Pépinières Guillame – spiega Massimo Lentsch, – specializzata sin dal 1895 nella produzione di piante di vite di qualità, abbiamo condotto in Tenuta una selezione massale di questo varietale indigeno assieme alla Malvasia delle Lipari”.

© Commers

Le Piante di Corinto nero sono state infatti riprodotte partendo dalle marze (tralci di vite), scelte in un vigneto con DNA diversi, per garantire la massima variabilità genetica all’interno della stessa varietà. Grazie a questa opera di recupero, Tenuta Di Castellaro può avvalersi del primato nazionale della coltivazione di Corinto, varietà dalla resa molto bassa e sfidante nella gestione agronomica.

Presente sin dalla prima vendemmia, quella del 2008, Nero Ossidiana dal colore rosso rubino carico, “è un vino complesso e strutturato – spiega l’enologo di Tenuta di Castellaro Emiliano Falsini – che si distingue per i sentori salmastri e i toni speziati, ma anche dal carattere forte e deciso. Il vino, che bilancia l’acidità e l’eleganza del Corinto Nero con il calore morbido del Nero D’Avola esprime tutta la tipicità di una terra al contempo vulcanica e marina, rappresentando enologicamente il connubio tra l’isola e il mare”.  Motivi per i quali si considera come una vera e propria sintesi di un progetto che fa della tutela e della valorizzazione dell’identità dei luoghi il suo fine ultimo.

© Benedetto Tarantino

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