La crisi del vino che la Francia sta attraversando con il passare del tempo sembra assumere dimensioni sempre più preoccupanti, condizione che spinge a lavorare incessantemente su soluzioni per arginare una tendenza che sta fiaccando uno dei settori considerati strategici per l’economia del Paese.
I fronti su cui ci si trova a dover intervenire sono diversi, da un lato quello climatico ambientale e dunque di sostenibilità delle produzioni, con anni difficili che in vigna hanno mostrato un volto sempre più arcigno fatto di gelate, eccessi idrici, grandine e siccità, condizioni che hanno ridotto le rese al minimo con costi di produzione ancora troppo alti.
Dall’altro export in crisi in alcune aree storicamente ben presidiate e consumi interni in costante e continuo calo, una tendenza globale che nei paesi storicamente produttori di vino si fa sentire in modo più pregnante andando ad intaccare aspetti di carattere socio culturale.
Di qui le due direttrici di azione messe in campo per limitare i danni e poter pianificare un rilancio del settore. In primis la politica degli espianti che è entrata nel vivo ed ha portato ad un risultato in termini di numeri sicuramente impattante: per la prima volta il vigneto di Bordeaux vedrà un calo della sua estensione al di sotto della quota di 100mila ettari, nonostante resti il primo dipartimento vinicolo francese (seguito da Hérault con 76.000 e Aude con 61.000), un dato che fa il suo effetto se si considera che nel 2023, quando si era a quota 103mila, si lamentavano le perdite accumulate durante la crisi del 2005-2011 di oltre 10mila ettari.
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La politica di espianti si è mossa su due piani, potendo rimuovere al massimo 9.500 ettari (con una valorizzazione di 6.000 euro per ettaro): da un lato quella finanziata dallo Stato per 38 milioni, dall’altro quella sostenuta per 19 milioni dal Conseil Interprofessionnel du vin de Bordeaux (CIVB). A ciò si aggiungono i vigneti estirpati senza ricorrere alle sovvenzioni e quelli abbandonati di cui non è ancora tracciata precisamente l’estensione e che la prefettura stima in almeno 2450 ettari.
Ma oltre il ridimensionamento del vigneto francese è emersa l’urgenza di risposte concrete per i viticoltori in ginocchio a causa della crisi, di qui la recentissima proposta in Parlamento della creazione, ancora una volta, di un fondo di emergenza per destinare 50 milioni di euro per la gestione del disastro che ha colpito in particolare Gers e Bordeaux.
Istituito anche un anno fa, un fondo di emergenza di 20 milioni di euro era stato portato all’inizio del 2024 a 80 milioni di euro per 27 dipartimenti colpiti da forti impatti climatici ed atmosferici, oggi riuscirebbe a portate supporto a un settore al collasso. Un’altra opzione sarebbe quella dei prestiti garantiti, strada aperta dal primo ministro Michel Barnier a inizio ottobre ma sulla quale non ci sono stati ancora sviluppi.
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