La Francia tra i paesi produttori storici di vino è uno di quelli più esposti agli effetti del cambiamento climatico. Da più di un decennio diversi istituti di ricerca monitorano l’andamento delle stagioni e delle annate per avere maggiori evidenze dell’impatto sul comparto.
Le criticità emergono non solo a causa del surriscaldamento globale indotto dall’uomo che ha già determinato un aumento medio delle temperature di 1,4 gradi rispetto al periodo pre-industriale, ma soprattutto per gli eventi estremi, in particolare gelate e nubifragi, che possono alterare la qualità delle produzioni andando a favorire la diffusione di agenti patogeni tra i filari.
Guardando al futuro sono grandi le preoccupazioni delle regioni storicamente rinomate che danno vita alle produzioni tra le più prestigiose e famose al mondo. A fronte di uno scenario in prospettiva avverso l’impegno oggi è di andare ad individuare azioni, scelte su cui far leva per adattarsi al cambiamento climatico.
Tra le alternative la modifica delle varietà da coltivare ed impiegare per la vinificazione è considerata tra le più promettenti. Tra le uve infatti ce ne sono alcune più sensibili per le quali un clima che tende a diventare più caldo comporta il cambiamento dei tempi di crescita, condizione che rischia di farle uscirle dalla finestra temporale ottimale di maturazione per un determinato territorio, altre più resistenti che però possono avere caratteristiche tali da non essere coerenti rispetto a quello che si considera come tipicità dei vini della regione in questione.
Partendo da questi presupposti a Bordeaux è stata condotta una ricerca, i cui esiti sono stati riportati in un articolo pubblicato sulla rivista Oeno-One, che ha indagato proprio la tipicità di 26 varietà rosse da impiegare eventualmente come alternative rispetto a quelle attualmente allevate.
Sono stati isolati cinque potenziali candidati tra i vitigni, Fer Servadou, Duras, Manseng Noir, Vinhão e Arinarnoa, che condividerebbero profili sensoriali simili rispetto alle varietà classiche di questa regione vitivinicola, dei quali si è valutato l’impatto quando incorporate in un blend classico di Bordeaux, vale a dire, Cabernet-Sauvignon, Merlot, Cabernet Franc e Petit Verdot, in una proporzione rispettivamente del 10% e del 30%.
Va tenuto infatti conto che la combinazione di varietali che possono essere impiegati per la produzione è strettamente regolata dai disciplinari sebbene questi ultimi possano comunque subire dei cambiamenti nel tempo. Se nuove varietà dovessero essere accettate nel mix varietale di Bordeaux, molto probabilmente sarebbero varietà secondarie che rappresentano una piccola percentuale nel blend finale di Bordeaux, motivo per il quale la ricerca è stata settata in questo modo.
Sono stati condotti due test di analisi sensoriale in un periodo di due mesi.
Il primo test, che ha coinvolto 37 giudici professionisti, ha evidenziato una lieve incidenza sulla tipicità del vino di Bordeaux con l’introduzione di queste varietà al 10% o al 30%, ad eccezione del Vinhão che invece andrebbe a determinarne una riduzione della tipicità più significativa.
Il secondo test di analisi sensoriale condotto con degustazioni alla cieca e non da 20 giudici con competenze ancora maggiori perché con più di 15 anni di esperienza nella valutazione dei blend, ha evidenziato che Duras e Arinarnoa al 10 o 30% hanno avuto un effetto non significativo sulla tipicità del blend, mentre è stata osservata una significativa diminuzione della tipicità con Fer Servadou (al 10% o 30%), Manseng noir (al 30%) o Vinhão (al 30%).
Va detto che nonostante i dovuti distinguo in entrambi i casi, la diminuzione della tipicità ha avuto luogo all’interno di un continuum stretto di vini più tipici e meno tipici, e la tipicità di Bordeaux non è mai stata drasticamente influenzata. È stato anche dimostrato che un panel di esperti di blend non è influenzato nelle sue valutazioni di tipicità quando ha conoscenza delle varietà presenti nella miscela.
Questo studio rappresenta un passo importante verso la potenziale introduzione di varietà non autoctone alternative nella regione di Bordeaux. Richiederà altri approfondimenti, legati alla valutazione dei risultati a seguito dell’invecchiamento in botte e in bottiglia, e con riferimento all’andamento delle diverse annate, ma lascia aperta una finestra su nuove valide opzioni alle quali guardare per garantire la continuità delle produzioni nel rispetto della tipicità.