giovedì, Giugno 5, 2025
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Secondo una ricerca sono le regioni vitivinicole europee le più colpite dal cambiamento climatico 

Il cambiamento climatico rappresenta oggi una delle minacce più gravi per l’equilibrio degli ecosistemi agricoli e in particolare per la viticoltura. La coltivazione della vite, storicamente radicata in specifici territori per condizioni climatiche ideali, è fortemente sensibile alle variazioni di temperatura, alla distribuzione delle piogge e alla frequenza di eventi estremi. In questo contesto, le trasformazioni ambientali in corso stanno modificando profondamente le modalità di produzione del vino, influenzando la qualità dell’uva, la tempistica della raccolta e persino l’identità territoriale dei vini stessi.

Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica PLOS Climate, condotto da un gruppo internazionale di ricercatori guidato dall’Università della British Columbia, ha mappato per la prima volta in modo dettagliato gli effetti del riscaldamento globale su scala mondiale nei vigneti.

Il team, composto da climatologi, genetisti della vite, modellisti e ed esperti di macroecologia, ha analizzato 749 siti vitivinicoli in oltre 500 regioni distribuite in tutti i continenti produttori. La ricerca si è basata su un confronto tra le condizioni attuali (1981-2020) e quelle del periodo preindustriale (1901-1940), osservando dieci parametri climatici fondamentali per la viticoltura.

Tra questi parametri figurano le temperature minime e massime giornaliere durante le fasi chiave del ciclo della vite – germogliamento, stagione di crescita e vendemmia – oltre al numero di giorni in cui si superano i 35 °C, indicatore cruciale per valutare gli effetti del caldo estremo.

I risultati sono stati chiari: l’Europa, in particolare l’area meridionale e occidentale, è la regione che sta registrando le trasformazioni più significative. In Francia, per esempio, la temperatura massima giornaliera durante la stagione vegetativa è aumentata di circa 3 °C rispetto al 1980, mentre in Spagna e Italia si sono osservati aumenti attorno ai 2 °C. Inoltre, il numero di giornate con temperature oltre i 35 °C è aumentato fino a cinque volte rispetto ai livelli preindustriali.

Le conseguenze di questi cambiamenti sono molteplici: si riscontra una maturazione anticipata dei grappoli, una compressione dei tempi di vendemmia e una variazione nella composizione dell’uva, in particolare nell’accumulo di zuccheri e acidi, fattori determinanti per la struttura del vino. La qualità sensoriale, il grado alcolico e persino il profilo aromatico dei vini possono risultare alterati, minacciando la tipicità che caratterizza molte denominazioni storiche europee.

Nonostante il cambiamento climatico abbia colpito anche regioni vinicole di altri continenti – come Nord America, Giappone e Sudafrica – l’intensità dell’impatto in queste aree è risultata inferiore. Negli Stati Uniti, ad esempio, l’aumento delle temperature massime durante la stagione vegetativa è stato generalmente inferiore a 1 °C. Questo dimostra come la crisi climatica non agisca in modo uniforme ma generi effetti disomogenei a seconda della localizzazione geografica e delle caratteristiche varietali coltivate.

Un altro aspetto rilevante dell’indagine riguarda la diversità genetica delle viti analizzate: più di 500 varietà sono state considerate nello studio. Questa ampia varietà ha consentito una maggiore accuratezza nella valutazione degli impatti, ma ha anche evidenziato come, in particolare in Europa, la ricchezza e varietà genetica non sia sufficiente da sola a compensare gli effetti del riscaldamento.

Lo studio, pur non fornendo soluzioni specifiche, sottolinea la necessità di un ripensamento complessivo delle strategie produttive nel settore vitivinicolo. Gli autori suggeriscono di esplorare nuove varietà più resistenti al calore, modificare le pratiche agronomiche, come l’irrigazione o la gestione del suolo, e rivedere i disciplinari produttivi per permettere un adattamento più flessibile e sostenibile alle nuove condizioni climatiche. Per garantire la sopravvivenza e la qualità futura della produzione vinicola, sarà fondamentale investire in ricerca, innovazione e adattamento su scala locale e globale.

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