Il mercato vinicolo negli Stati Uniti presenta un quadro sfaccettato, con più sfumature negative che positive, specialmente per le esportazioni italiane che hanno registrato un valore vicino ai 2 miliardi di euro nel 2023. Se da un lato si osserva un lieve aumento delle importazioni trimestrali dall’Europa (+1,1% in volumi), dall’altro si evidenzia un persistente declino nei consumi nei settori off e on trade del paese. Secondo i dati dell’Osservatorio Uiv basati su SipSource, che analizza le vendite in tre quarti dei punti vendita statunitensi, il mese di marzo ha segnato un ulteriore calo del 13%, aggravando il quadro trimestrale che vede un declino dei consumi di vino italiano del 9,5%, rispetto allo scorso anno.
Una tendenza, quella italiana, che fa il paio con gli acquisti complessivi di vino nel primo mercato al mondo, in contrazione di oltre il 10%. In un contesto di calo tendenziale che persiste dallo scorso maggio, pagano dazio tutte le tipologie di prodotto tricolore, a partire dai bianchi (-11,5%), oltre che dai rossi (-8%) e dagli spumanti (-6%). Tra le principali denominazioni, cali in doppia cifra per Barolo fino al Chianti Docg e al Pinot Grigio. Giù anche Prosecco (-4,5%), mentre risultano stabili i consumi di Asti Docg, in leggera crescita il Chianti Classico e in ascesa a due cifre il Brunello di Montalcino.
Avvio di anno complicato sulle tavole ma stabile alle dogane, che segnalano nel primo trimestre una mini-ripresa degli ordini con i volumi a +1,1% (80 milioni di litri) e i valori a +2,6% (508 milioni di dollari) dopo un 2023 chiuso a -13%. Nel periodo, gli spumanti calano a volume del 4,6%, mentre i vini in bottiglia segnano un +0,6%. Il dato complessivo registra una regressione a marzo rispetto al primo bimestre, che si era chiuso con un attivo di quasi il 3% di bottiglie dirette negli Usa.
“La speranza – ha detto il segretario generale di Unione italiana vini (Uiv), Paolo Castelletti – è che si possa arrestare un avvitamento figlio di un mix di fattori congiunturali e strutturali, e il refill di ordini di inizio anno può essere un buon segno a patto che i consumi sostengano gli ordini. Un fattore determinante per il medio-lungo periodo – ha aggiunto – è quello della promozione, con i fondi Ocm che restano strategici per un mercato ancora ad alto potenziale come gli Stati Uniti. Il ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare è in fase di presentazione del nuovo bando con grande anticipo rispetto agli anni passati e questo di per sé è un’ottima notizia per le imprese del vino”.
Fonte: Horecanews.it