Le storie dei vignaioli si intrecciano inevitabilmente con quella dei luoghi cui appartengono e con i quali entrano in una relazione di scambio, dove tradizioni, pratiche, limiti fisici e geografici diventano perimetro evolutivo, ostacolo e al tempo stesso stimolo per la crescita. Sono però rari i casi in cui queste stesse storie assurgono ad una dimensione che si avvicina al sodalizio. Accade quando uomini e donne da generazioni mettono passione, esperienza e competenza al servizio del territorio e della sua valorizzazione.
È il caso dell’azienda Le Colture, a Santo Stefano di Valdobbiadene, in provincia di Treviso, areale antico e nobile che si sviluppa fra Venezia e le Dolomiti, oggi Patrimonio Unesco, dove colline emerse nell’epoca terziaria si presentano agli occhi del viaggiatore come dune verdi dai pendii scoscesi, impreziosite da quelle geometrie dei vigneti nel tempo disegnate dalla accurata ed esperta mano dell’uomo.
Qui, nella patria del prosecco, dove i rilievi lasciano il passo alternativamente a piccole valli parallele tra loro, delineando un paesaggio bello da scoprire quanto arduo e ostile da approcciare al punto da richiedere un enorme sforzo di perfezionamento e adattamento delle tecniche agricole, è cresciuto Cesare Ruggeri.
Vigneron nell’accezione francese del termine, conoscitore della sua terra, osservatore dei suoli e delle loro distinte potenzialità, all’inizio degli anni Ottanta è tra i primi viticoltori ad avere una grande intuizione: in un territorio dove la vigna viene coltivata per conferirne il frutto, quello che può fare la differenza è vinificare le proprie uve perché solo così si potrà garantire la qualità del prodotto finale.
Un pensiero divergente e pioneristico rispetto ad un sistema che si era sempre mosso nella direzione opposta ma che Cesare definisce come linea guida che gli costerà sacrifici ma lo porterà, supportato dalla moglie Biancarosa, ad acquistare nel tempo diversi vigneti, arrivando dagli otto ettari di proprietà dai quali era partito agli attuali 45 e ad una produzione che oggi si attesta su circa 800.000 bottiglie.
Un percorso che la figlia Veronica, oggi al suo fianco nella gestione della cantina insieme ai fratelli Alberto e Silvia, ha ricostruito in occasione di un incontro di presentazione alla stampa tenutosi a Napoli.
“Prima di essere agricoltore – ha raccontato Veronica – mio padre aveva una stalla con 15 vacche da latte, un impegno che mise da parte per dedicarsi alla coltivazione della vite facendo leva sulla sua grande esperienza nel contatto con la terra, un know how che è stato essenziale per poter avere la massima cura delle piante e del frutto prima e delle produzioni poi.
Lo ha trasferito a noi fratelli che abbiamo ereditato un patrimonio di conoscenze legato non solo alle tecniche ma soprattutto alla lettura dei suoli, delle esposizioni, di tutti quegli elementi che sono determinanti se vuoi fare la differenza come viticoltore e se vuoi portare avanti una nuova narrazione del Prosecco Superiore ancora oggi non sempre percepito come eccellenza pur essendo diventato un simbolo del Made in Italy.”
Le Colture è il nome del luogo dove nascono i vigneti dell’azienda che oggi sono distribuiti in parte vicino alla cantina di Santo Stefano, in parte in altre zone come Valdobbiadene con una piccola porzione sulla collina di Cartizze, fino all’altopiano di San Pietro di Feletto, a ridosso della città di Conegliano.
Qui dove i suoli sono composti da marne, arenarie e argille, frutto dell’innalzamento dei fondali marini e dell’erosione delle dolomiti, il microclima è determinato dalla presenza delle montagne che fungono da barriera protettiva e dalla brezza che mitiga le giornate più calde, e le ottime esposizioni unitamente alle escursioni termiche contribuiscono a favorire una produzione di qualità.
Il lavoro quotidiano in vigna, coordinato da Cesare, è finalizzato ad ottenere la massima espressione delle uve e a garantire l’equilibrio di natura, ecosistema e biodiversità. Tra i filari si utilizzano la concimazione organica e prodotti a basso impatto ambientale. La superficie vitata è dedicata quasi esclusivamente alla Glera, vitigno-simbolo del Prosecco, ma trovano spazio in piccole quote anche Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc per la produzione dell’unico vino rosso e il Pinot Nero destinato al Prosecco Rosé. La vendemmia è effettuata rigorosamente a mano sia per la pendenza dei suoli che rende impraticabile il ricorso alla meccanizzazione, sia per mantenere l’integrità degli acini. In cantina gli interventi sono mirati a preservare l’essenza del frutto e a garantire l’efficienza energetica.
I vini degustati
Gli spumanti Le Colture sono ottenuti unicamente dalla lavorazione di uva Glera provenienti da vigneti della denominazione Valdobbiadene DOCG, utilizzando il Metodo Charmat con rifermentazione in autoclave a temperatura controllata.
La nostra degustazione si è aperta con il Valdobbiadene D.O.C.G. Brut 2023 “Fagher”, spumante dal perlage fine e dai sentori agrumati con richiami al vegetale fresco, abbinato ad un antipasto di baccalà croccante con salsa in agrodolce.
A seguire “Incalmo” 2022, vino frizzante ottenuto da uve Glera, secondo il metodo storico di rifermentazione in bottiglia, dal perlage vivace ma delicato e dal sorso croccante, fresco e asciutto con profumi fragranti di crosta di pane e frutta secca abbinato ad una triglia arrosto ripiena di scarola napoletana, crema di carote e pane aromatizzato alle alghe.
Il Valdobbiadene D.O.C.G. Spumante Brut Rive di Santo Stefano 2022 e 2023 “Gerardo”, dedicato al nonno, accattivante con i suoi sentori di agrumi e vegetale fresco, è stato invece abbinato ad una fettuccina con crema di asparagi, gamberi crudi e limone salato.
In chiusura il Valdobbiadene D.O.C.G Spumante Superiore Cartizze 2023, fresco ma dal sapore più morbido, dai sentori di frutta bianca che sfumano in una nota agrumata e con accenni floreali ha trovato il suo perfect pairing con una crostatina con cremoso di cioccolato bianco, mango e passion fruit.
L’accoglienza
Un aspetto che Le Colture ha particolarmente a cuore e ha sviluppato negli ultimi anni è quello dell’ospitalità. L’agriturismo Prime Gemme a Nervesa della Battaglia in provincia di Treviso, vecchio casale padronale risalente agli anni Venti totalmente ristrutturato, è il luogo deputato ad accogliere i viaggiatori per conoscere non solo l’azienda e le sue produzioni ma anche il territorio di Conegliano Valdobbiadene.
La sua posizione strategica consente di raggiungere agevolmente città d’arte come Conegliano, Treviso, Asolo, Castelfranco Veneto e la stessa Venezia che dista poco più di un’ora. Sono poi proposti una serie di percorsi immersi nella natura da percorrere a piedi, in bicicletta o a cavallo.
Una scelta in linea con la filosofia aziendale che vede nella valorizzazione della storia, della bellezza del paesaggio, delle tradizioni della culla del prosecco una necessità, un contributo volto ad una crescita che sia per tutti, per la comunità, una testimonianza d’amore e di un indissolubile legame che si desidera trasmettere attraverso l’invito alla scoperta, all’esperienza diretta dalla quale può realmente maturare la consapevolezza di cosa davvero rappresenti questo territorio.
Le Colture
Via Follo – 31049 S. Stefano di Valdobbiadene (Tv)
Tel 0423 900192
Fonte: Horecanews.it