lunedì, Giugno 30, 2025
HomeMercato ed EconomiaExport vino: l’Italia teme l’effetto dei dazi americani

Export vino: l’Italia teme l’effetto dei dazi americani

Il settore vinicolo italiano esprime preoccupazione per l’eventuale introduzione di dazi al 10% sui prodotti destinati agli Stati Uniti, mercato che rappresenta il 24% dell’export nazionale per un valore di 1,94 miliardi di euro nel 2024.

I risultati del sondaggio Uiv

Secondo un sondaggio dell’Osservatorio di Unione italiana vini (Uiv) condotto tra le principali imprese del settore, il danno stimato sul fatturato d’oltreoceano si collocherebbe in una forchetta tra il 10 e il 12%, con ulteriori variazioni legate al cambio euro/dollaro.

L’indagine ha coinvolto aziende con un giro d’affari aggregato superiore ai 3,2 miliardi di euro. Il 90% delle imprese intervistate ritiene che i consumatori americani non riuscirebbero ad assorbire l’extra-costo al dettaglio derivante dall’imposizione del dazio. Di conseguenza, il 77% del panel considera l’impatto complessivamente rilevante per le aziende: “medio alto” per il 61% dei casi e “molto alto” per il 16%.

Le dichiarazioni del presidente Frescobaldi

Lamberto Frescobaldi, presidente di Uiv, ha sottolineato le specificità del comparto: “Occorre ricordare come il settore del vino sia tra i maggiormente esposti all’aumento delle barriere, in primo luogo perché la quota export statunitense arriva al 24%, contro una media del made in Italy che supera di poco il 10%, ma anche perché il vino è un bene voluttuario quindi con una maggior propensione alla rinuncia all’acquisto”.

Frescobaldi ha evidenziato le conseguenze negative per entrambi i mercati: “Il danno ci sarebbe eccome, per le nostre imprese ma anche per la catena commerciale statunitense, che per ogni dollaro investito sul vino europeo ne genera 4,5 a favore dell’economia americana”.

Le categorie più a rischio

Le ripercussioni maggiori, come spiega ancora Frescobaldi, riguarderebbero le piccole imprese, molte delle quali destinano oltreoceano fino al 50% del proprio fatturato, e le denominazioni di punta nel mercato USA, tra cui Moscato d’Asti, Pinot grigio, Chianti, Prosecco e Lambrusco.

 

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