L’accordo Usa-Ue che introduce tariffe del 15% sulle importazioni di vino europeo negli Stati Uniti scatena l’allarme del settore vitivinicolo italiano. A lanciare il grido d’allarme è Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini, che paventa conseguenze devastanti non solo sui consumi ma sull’intera economia statunitense.
“I dazi non influiranno solo sui consumi, ma avranno ripercussioni pesantissime per l’economia statunitense, con un danno complessivo da 25 miliardi di dollari“, ha dichiarato Frescobaldi commentando l’intesa raggiunta tra Stati Uniti e Unione Europea.
L’analisi dell’Osservatorio UIV: numeri da capogiro
La stima elaborata dall’Osservatorio Uiv si basa su dati solidi e comprovati. L’impatto diretto, indiretto e indotto dell’intero comparto vinicolo negli USA – limitatamente alle sole fasi di distribuzione, retail e trasporto – è stato quantificato dal “2025 Economic Impact Report” di Wine America in 144,4 miliardi di dollari.
Questa cifra impressionante non comprende esclusivamente i fatturati delle vendite, ma abbraccia l’intero valore generato lungo la catena distributiva, inclusi gli effetti positivi derivanti da salari, potere d’acquisto e l’incremento della domanda di beni e servizi in settori correlati.
È proprio su questo effetto spillover che le nuove tariffe del 15% sui vini europei andrebbero a incidere negativamente, inibendo – secondo i calcoli Uiv – ben 25 miliardi di dollari di valore economico.
L’appello di Frescobaldi: “Il vino sia escluso dai dazi”
Il presidente di Unione italiana vini non si limita all’analisi del danno, ma rilancia con una proposta concreta: “Il vino deve essere inserito nel pacchetto di prodotti agricoli europei a tariffa zero o a dazio ridotto in corso di definizione da parte dei negoziatori“.
Una richiesta che trova sostegno anche oltreoceano: “Lo chiediamo noi ma anche i nostri partner americani, come testimoniano le comunicazioni che stiamo ricevendo dalla US Wine Trade Alliance e dai nostri importatori oltreoceano“, ha precisato Frescobaldi.
Il calo dei consumi: 3 miliardi in meno per i vini europei
Le proiezioni dell’Osservatorio del Vino Uiv dipingono uno scenario preoccupante. I dazi determineranno un calo del valore al consumo di vino italiano, francese e spagnolo pari a circa 3 miliardi di dollari, generando una vera e propria voragine nei conti di distributori e retailer.
La riduzione del valore al consumo rappresenta però solo la punta dell’iceberg di un effetto valanga destinato a influenzare l’impatto complessivo socio-economico del wine business negli Stati Uniti, con ripercussioni evidenti su salari, domanda di beni e servizi e posti di lavoro, anche oltre il comparto vino.
Scenario apocalittico: da 144 a 120 miliardi in un anno
L’analisi Uiv prospetta un crollo verticale dell’impatto economico del vino negli USA. L’effetto dei dazi al 15% porterà nel giro di un anno l’impatto complessivo (diretto, indiretto e indotto) del vino da 144,4 a 120 miliardi di dollari, registrando un drammatico -17% rispetto al valore attuale.
In questo scenario catastrofico, la riduzione del valore dei consumi di vino italiano pesa in maniera determinante sul calo complessivo, contribuendo per ben 13,5 miliardi di dollari alla contrazione.
Il vino italiano verso un crollo del 20%
Sul fronte dei valori al consumo, le previsioni sono allarmanti per tutti i protagonisti del mercato vinicolo americano. Per il vino italiano si prospetta un calo del 20% in un anno, mentre anche i vini domestici USA, già in perdita da oltre tre anni, dovrebbero registrare un ulteriore -13% entro agosto 2026.
Non se la cavano meglio gli altri protagonisti del mercato: i vini comunitari europei dovrebbero segnare un -19%, mentre persino i vini esteri non-Ue – argentini, australiani e cileni – già in difficoltà e anch’essi soggetti a nuovi dazi, dovrebbero accusare un -16%.
Un quadro complessivo che disegna una vera e propria tempesta perfetta per il mercato vinicolo statunitense, con conseguenze che si riverseranno inevitabilmente sull’intera economia americana.
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