Quando si parla di Trentino vitivinicolo il pensiero corre ad una terra plurale, coacervo di terroir che portano in dote potenziali espressivi distanti ma al tempo stesso complementari, dove la tensione del viticoltore è spesso volta ad individuare una chiave di lettura, un codice che riesca ad esprimere l’imprinting identitario quale sintesi delle diversità.
Villa Corniole è una di quelle realtà che sulla costruzione di questa interpretazione ha delineato il suo percorso e la sua storia. Le sue vigne tra le rocce porfiriche della Valle di Cembra aspra e verticale e quelle che insistono sui suoli alluvionali della Piana Rotaliana, modellata dal tempo e dalle acque, esprimono due anime per certi versi estranee ma che in una interpretazione enoica fatta di eleganza, coerenza e rispetto per il territorio si guardano, si riconoscono, e poi si completano.
Così come le viti si adattano al pendio e al piano, anche la famiglia Pellegrini, alla guida dell’azienda dalla sua fondazione nel 1998, ha saputo coltivare dentro sé questa duplicità preziosa: da un lato la radice di chi ha dato vita al progetto, Onorio e Maddalena, tenaci e fedeli custodi del sapere contadino, del lavoro silenzioso che non chiede nulla se non il tempo, dall’altro la linfa nuova delle figlie Sara, Linda e Sabina che portano visione, freschezza e coraggio, intrecciando tradizione e futuro con mani giovani e cuore saldo.
Non c’è conflitto, ma un equilibrio raro, come quello tra il sole che batte sulle terrazze di Cembra e l’ombra che accarezza la ghiaia della Rotaliana. Le generazioni, come i territori, non coesistono in opposizione, ma in reciproca rispondenza. L’una dà profondità all’altra, l’una ne rinnova il senso. Insieme costruiscono un’identità che non è somma, ma sintesi, un’unicità fatta di contrasti armonici, di gesti ripetuti e di scelte nuove, di memoria e di visione.
Villa Corniole è il luogo dove questa dualità trova la sua espressione più pura, nei vini che nascono in quota e maturano a valle, nei pensieri di chi ha piantato la prima vite e in quelli di chi oggi ne disegna il domani, è la voce di una terra che, grazie a chi la vive, riesce a parlare al mondo con accenti diversi ma con un unico timbro autentico e complesso.
La famiglia è al centro di tutto, è il filo conduttore che unisce generazioni, valori e obiettivi comuni. Lo stesso marchio, ispirato alla pianta di corniolo un tempo diffusa nella zona, racchiude simbolicamente l’identità familiare: due bacche per i genitori, tre foglie per le figlie e un team prevalentemente femminile che rappresenta il motore dell’azienda, capace di coniugare sensibilità, innovazione e rispetto della tradizione.
VIGNE E LINEE DI PRODUZIONE
Villa Corniole conta su circa 10 ettari di vigneti. 7 ettari sono in Val di Cembra, a ridosso del monte Corona, nel cuore della viticoltura eroica, e insistono su terreni sciolti e calcarei. I terrazzamenti posti tra i 600 e 900 m.s.l.m. e cinti da 708 km di muretti a secco Patrimonio dell’Umanità Unesco. I restanti 3 ettari sono in Piana Rotaliana, dove suoli ciottolosi e minerali sono modellati dal fiume Noce.
La produzione, destinata per il 35% ai mercati internazionali, è di circa 70 mila bottiglie per i vini fermi e 45 mila per il Trento Doc.
In quota in Val di Cembra troviamo Müller Thurgau, vitigno principe, insieme a Chardonnay, Gewürztraminer e Pinot Nero; in pianura, a Mezzolombardo, lo spazio è destinato varietà come Teroldego, Lagrein e Pinot Grigio.
Il lavoro in vigna è manuale, attento, rispettoso del ritmo naturale della vite. Ogni grappolo è raccolto a mano, selezionato e portato in cantina dove, attraverso tecnologie moderne e pratiche sostenibili, si dà vita a vini che non tradiscono mai l’origine da cui provengono.
Il risultato è una gamma coerente, precisa, profondamente identitaria, con la produzione che si articola in tre linee principali.
I Classici
Esprimono l’essenza varietale dei principali vitigni coltivati in quota. Ne fanno parte Müller Thurgau, Gewürztraminer, Pinot Grigio, Pinot Grigio Ramato e Chardonnay, vini freschi, diretti, territoriali.
Le Selezioni
Rappresentano la punta qualitativa dell’azienda, una linea in cui trovano spazio etichette come KRÒZ Bianco (Dolomiti IGT), CIMBRO Rosso (Dolomiti IGT), SAGUM (Pinot Nero Trentino DOC Superiore Valle di Cembra), 7 PERGOLE (Teroldego Rotaliano DOC) e HAMBROS (Passito Dolomiti IGT), vini frutto di ricerca, precisione e vinificazioni selettive.
Gli Spumanti Trentodoc Linea Salísa
Fiore all’occhiello della produzione, la linea, il cui nome richiama le iniziali di Sara, Linda e Sabina, è una sintesi perfetta tra territorio, altitudine e savoir-faire enologico. Lanciata nel 2009, partita con 1000 bottiglie fino a raggiungere oggi le 45.000, vede come punta di diamante il Salísa Zero Riserva, un Blanc de Blancs Pas Dosé da uve Chardonnay in purezza, affinato 60 mesi sui lieviti. Un metodo classico rigoroso, che restituisce in pieno verticalità, mineralità e tensione aromatica tipica dei suoli di Giovo.
Ma costruire una voce riconoscibile significa anche saperla difendere come ha dimostrato il caso del Pinot Nero “Sagum”, il cui nome, derivato dall’antico toponimo latino “Jugum”, riferito alla frazione di Giovo dove ha sede Villa Corniole, è stato oggetto di una causa legale intentata dal gruppo francese Barons de Rothschild (Lafite), che sosteneva una presunta somiglianza con la propria linea “Saga R”.
Il tribunale italiano ha dato ragione all’azienda cembrana, riconoscendo l’originalità del nome e la totale assenza di rischio di confusione, condannando i francesi al pagamento delle spese legali. Un episodio che ha rafforzato la reputazione della cantina, dimostrandone non solo la qualità dei vini, ma anche la solidità progettuale.
Una proiezione decisa nel futuro confermata lo scorso marzo con l’inserimento nella selezione delle 100 Iconic Wineries italiane secondo Forbes. Un riconoscimento che consacra la cantina non solo come realtà di qualità ma come esempio virtuoso di visione, coesione familiare e valorizzazione del territorio, in particolare del Müller-Thurgau vitigno principe e rappresentativo della Val di Cembra.
Photo Credits: Forbes