Non accennano a ridimensionarsi le tensioni in casa Champagne, con il simbolo indiscusso delle bollicine francesi, orgoglio enoico nazionale, che si trova a dover fronteggiare una crisi senza precedenti.
I dati di chiusura relativi al 2024 avevano già anticipato nel gennaio scorso il consolidarsi di un trend particolarmente negativo, con l’analisi condotta da FranceAgrimer su dati Circana e Kantar Worldpanel ad evidenziare la contrazione significativa delle vendite, crollate del 26% in volume rispetto al 2023 (ben oltre la media triennale del -10%) fermandosi a 26,7 milioni di bottiglie e del -6% a valore con un giro d’affari di 345 milioni di euro.
Un andamento che non lascerebbe spazio a interpretazioni ottimistiche e a cui farebbe da contraltare il successo sempre crescente delle bollicine straniere guidate dal Prosecco, che nel 2024 avrebbe sfondato la soglia dei 10 milioni di bottiglie vendute in Francia, con un incremento del 9%, responsabile di quasi un terzo del mercato degli spumanti a denominazione nel Paese, un dato che fotograferebbe un cambiamento radicale nei gusti dei consumatori.
Il fenomeno non può essere spiegato solo dalla pressione economica e da quella inflattiva. Come osservato da Maxime Toubart, presidente dell’Unione generale dei viticoltori di Champagne, intervenuto durante l’assemblea generale del Syndicat Général des Vignerons de la Champagne (SGV) la scorsa settimana, il calo delle vendite confermerebbe che lo champagne è un prodotto sensibile allo stato d’animo generale.
E se il cliente tradizionale resterebbe fedele, sarebbe nel canale intermedio che si avvertirebbe maggiore prudenza, suggerendo che la crisi potrebbe essere più profonda e strutturale di quanto si pensi.
Non bastasse il mercato, il vigneto è alle prese con la minaccia della flavescenza dorata, malattia che sta colpendo duramente anche altri territori viticoli europei. Nel 2024, 12.200 ettari sono stati monitorati, di cui 8.200 su base volontaria, coprendo 262 comuni. Un intervento necessario, ma non sufficiente, per questo, oltre alla tradizionale attività di monitoraggio, si sta sviluppando una “riserva di solidarietà” per sostenere i produttori costretti a estirpare le vigne infette, un progetto che dovrebbe vedere la luce nei prossimi mesi.
L’impatto della crisi si rifletterebbe anche sulle prospettive produttive: la resa autorizzata per il raccolto 2025 dovrebbe diminuire, poiché il sistema di calcolo tiene conto delle previsioni di vendita. Un aggiustamento necessario per non appesantire ulteriormente il mercato, anche se la portata della riduzione sarà definita solo nei prossimi mesi.
La risposta della Champagne non si limita però alla difensiva. Per invertire la tendenza negativa, Maxime Toubart inviterebbe a “osare”, esplorando nuove modalità di consumo che sappiano attrarre soprattutto i giovani.
Negli Stati Uniti, una bottiglia di Champagne su due verrebbe infatti utilizzata come base per un cocktail. Ci sarebbero quindi strade da esplorare nella Mixology aprendo all’idea di una comunicazione più dinamica e meno legata ai rituali tradizionali. In parallelo, si potrebbe guardare a mercati emergenti come Brasile e Thailandia, territori con ampie possibilità di sviluppo ancora poco battuti.
Sul fronte della sostenibilità, la Champagne conferma l’obiettivo di avere il 100% dei vigneti certificati entro il 2030, un traguardo su cui si resta concentrati, anche se gli anni difficili, come il 2024, possono generare stanchezza tra i produttori.
Un altro tema strategico per il futuro riguarda il mantenimento della diversità stilistica che caratterizza il territorio. La Champagne è una regione fatta di terroir differenti e di vitigni peculiari, un mosaico che rappresenta un valore aggiunto rispetto alla standardizzazione imperante in altri mercati e il cambiamento climatico starebbe aprendo e suggerendo nuove possibilità come la maggiore produzione di vini fermi, i Coteaux Champenois, andando a valorizzare anche vitigni come il Meunier oltre ai tradizionali Chardonnay e Pinot Noir.
Il 2025 si prospetta dunque come un anno di sfide, ma anche di opportunità: lotta serrata alla flavescenza dorata, rilancio dell’immagine per conquistare nuovi segmenti di pubblico, focus su sostenibilità e valorizzazione del terroir, il tutto con la consapevolezza che la forza della Champagne risiede nella capacità di adattarsi e innovare senza rinunciare alla propria identità.