La contraffazione è una delle grandi spine nel fianco del mondo del vino, difficile da monitorare nella sua entità in modo puntuale a causa della mancanza di dati ufficiali, essendo frutto di attività illegali di natura clandestina che sfuggono alle statistiche, con transazioni che avvengono spesso in contanti e al di fuori dei canali regolari.
Secondo l’Ufficio dell’Unione Europea per la proprietà intellettuale (EUIPO) dovrebbe costare all’industria circa 3 miliardi di dollari all’anno riducendo le vendite di vini e liquori originali del 6,6% e andando ad avere ricadute anche in termini occupazionali, con perdita di posti di lavoro e contrazione delle entrate fiscali, motivi per i quali l’UE ha finanziato un progetto di ricerca finalizzato ad individuare soluzioni in grado di arginare la piaga contribuendo a combattere la falsificazione dei prodotti vitivinicoli e ad aumentare la fiducia dei consumatori.
Si chiama TRACEWINDU (Traceability at wine industry through integrated labelling of tipicity, health protection effect and organoleptic attributes) e da due anni opera con il coinvolgimento di aziende e istituti di ricerca europei tra i quali l’Università di Pisa, l’Université de Pau et des Pays de l’Adour (UPPA) e l’University Donja Gorica in Montenegro, per individuare un passaporto digitale in grado di garantire l’autenticità dei prodotti delle aziende vitivinicole.
A capo dell’iniziativa quadriennale che durerà fino all’inizio del 2026 è il professor Manuel Valiente, docente di chimica presso l’Università autonoma di Barcellona (UAB), sotto la cui guida è stata sviluppata una soluzione efficace al problema: il team ha creato un passaporto digitale per ogni bottiglia che sfrutta la tecnologia blockchain per confermare la firma chimica unica del vino, ricavata dal terreno, dall’aria e dalle condizioni ambientali in cui viene coltivato.
La combinazione di chimica e tecnologia blockchain creerebbe un metodo di verifica pressoché inalterabile: ogni fase della produzione del vino, dalla coltivazione dell’uva alla fermentazione, all’imbottigliamento e alla distribuzione, sarebbe registrata in modo permanente e accessibile tramite un codice QR sull’etichetta. Questo codice QR diventerebbe come una impronta digitale del vino, al pari di quella umana, quindi unica e difficile da falsificare.
Al consumatore non resterebbe che scansionare l’etichetta intelligente TRACEWINDU con il proprio telefono per ottenere tutte le informazioni registrate sul vino, un risultato che verrebbe incontro alla crescente esigenza di trasparenza e alla volontà di accedere a notizie precise sulla provenienza dei prodotti, sulle aziende e sui processi produttivi che accompagnano il vino fino al mercato.
Guardando al futuro il team immagina che lo step successivo possa essere quello di dar vita ad etichette intelligenti riconducibili alle indicazioni geografiche dell’UE, garantendo l’autenticità di prodotti che provengono da specifici terroir le cui qualità uniche sono strettamente connesse all’origine geografica e al know-how tradizionale.
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