Dalle Anteprime di Toscana arrivano buone notizie sullo stato di salute del sistema vitivinicolo di una delle regioni più rappresentative del nostro Paese. Con una produzione che si attesta sui 2,6 milioni di ettolitri, esportazioni che per i vini fermi DOP nei primi dieci mesi del 2024 hanno fatto registrare un +4,8% in volume ed un +10% in valore, la Toscana si conferma solido riferimento del Made in Italy enoico e punta a rafforzare la sua posizione a livello nazionale e internazionale accrescendo il peso di alleanze e sinergie nell’ambito dei suoi confini.
A trainare in questa direzione è soprattutto il Consorzio dei vini Igt Toscana. Nato 5 anni fa subentrando al dissolto Ente di tutela vini di Toscana, dall’agosto 2023 ha ottenuto il riconoscimento ad operare da parte del Ministero delle Politiche Agricole e sotto il suo ampio ventaglio possono essere imbottigliate diverse tipologie di prodotti, dai grandi rossi, ai rosati, ai bianchi e si spera a breve, in virtù delle recenti modifiche proposte al disciplinare di produzione, anche spumanti, sia metodo classico che charmat.
Una realtà, quella dell’IGT toscano che esprime un’eccezione in Italia, posizionandosi sopra le DOC e che annovera tra le sue fila vini del calibro di Masseto, Tignanello e Solaia di Antonori, Le Pergole Torte di Montevertine, Gorgona di Frescobaldi, e fino a poco fa anche quel Sassicaia che ha ora una DOC tutta sua, Supertuscan che hanno rilanciato il vino toscano alla fine del Novecento e che oggi con il loro peso reggono l’equilibrio instabile dei fine wines sul mercato secondario.
Il Consorzio dei vini Igt Toscana oggi può contare su 400 soci tra i quali sono comprese tutte le cooperative attive sul territorio toscano (15), il che fa salire a 1600 i produttori di uva rappresentati. 90 milioni di bottiglie, 820mila ettolitri (oltre il 30% del totale della produzione regionale) un vigneto da 15mila ettari e un giro d’affari di circa 500 milioni di euro realizzato per il 69% all’estero sono i numeri di questo gruppo coeso che ha dimostrato da subito la propensione al gioco di squadra.
L’idea è che in uno scenario complesso e instabile come quello attuale dove il livello di competitività è notevolmente cresciuto, sostenersi reciprocamente è fondamentale soprattutto per raggiungere mercati lontani e proprio per ottenere questo risultato il Consorzio Igt Toscana allargherà la sua tutela anche ai vini della Igt Costa Toscana che coinvolge la fascia costiera nelle province di Massa, Lucca, Pisa, Livorno e Grosseto, per 1.500 ettari vitati, 5 milioni di bottiglie e 64 produttori, un allargamento che incrementerà il peso specifico e dunque la riconoscibilità dell’aggregato di aziende.
E nell’ambito delle politiche di comunicazione volte a supportare la crescita sui mercati il brand “Toscana” viene considerato un elemento di riferimento sempre più importante al punto che il Consorzio ha proposto che sia l’unica dicitura a poter essere riportata in etichetta, escludendo di fatto l’aggettivo “toscano” e rafforzando il peso della territorialità.
Una proposta che ha ottenuto il via libera da parte della Regione Toscana insieme all’introduzione delle categorie spumante, con la totale approvazione da parte delle associazioni del comparto agricolo (Cia, Coldiretti, Confagricoltura), cooperativo (Lega Cooperative e Confcooperative) ed enologico (Assoenologi), e che è in attesa dell’approvazione definitiva in sede nazionale da parte del Comitato Vini ed europea da parte della Commissione UE.
L’ultimo atto ancora da compiere è quello di ottenere il riconoscimento ad operare erga omnes, ossia in nome di tutti i produttori che imbottigliano vini Igt Toscana, compresi quelli che non sono associati al consorzio, un modo per poter introdurre standard qualitativi validi per un gruppo ancora più ampio di produttori ottenendo come risultato quello di far crescere il valore dell‘intera produzione dei vini regionali Igt.
L’obiettivo è quello di ampliare ulteriormente la base degli associati puntando sull’identità Toscana, mantenendo da un lato il rispetto delle diversità, delle particolarità e delle specificità dei singoli territori che la costituiscono ma riconoscendo il valore aggiunto intrinsecamente connesso alla dimensione regionale intensa come unicum.