mercoledì, Gennaio 15, 2025
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Antiche cultivar e tecniche di allevamento della vite per fronteggiare il cambiamento climatico

Quello del cambiamento climatico è un banco di prova rispetto al quale il mondo vitivinicolo è ormai da tempo chiamato ad individuare soluzioni che vadano oltre l’abbracciare pratiche sostenibili.

L’instabilità e la variabilità cui vengono sottoposte le colture con rischi ed effetti conclamati sulla qualità delle uve, rappresentano un vulnus da contenere, intraprendendo percorsi che siano in qualche modo a tutela di un intero tessuto produttivo che vede messa a rischio la sua continuità a causa delle conseguenze del surriscaldamento globale.

La ricerca scientifica arriva in soccorso per definire opzioni alternative e per fornire informazioni utili ad orientarsi in un contesto complesso rispetto al quale sono ormai pochi i punti fermi.

È il caso del recente studio della Facoltà di Archeologia e Cultura Marittima dell’Università di Haifa che ha fatto luce su aspetti chiave in tema di resistenza al climate change chiamando in causa il passato come fonte di ispirazione per fronteggiare le sfide future, in particolare i rischi connessi alla desertificazione.

Il dott. Joshua Schmidt e il prof. Guy Bar-Oz a capo del team di ricerca, nel loro paper “Propagating Terroir Revival in the Negev: How the Wine Industry Can Amplify Its Resilience to Climate Adversity through a Deeper Understanding of Historic Dryland Viticulture”, spiegano in dettaglio come antiche varietà di Vitis vinifera siano riuscite a prosperare per secoli nonostante le condizioni estremamente avverse del deserto del Negev.

Lo studio fonde la ricerca bioarcheologica sull’evoluzione delle antiche cultivar di uva nelle terre aride del sud di Israele e delle locali tecniche agricole tradizionali impiegate per adattarsi alle crescenti sfide ambientali, con un’indagine etnografica decennale sulla rinascita del vino in corso in queste terre.

La ricerca bioarcheologica è stata supportata da un’analisi del DNA di “uve reliquia” che ha portato all’identificazione di una stirpe vitivinicola storica di lunga data del Negev. Le indagini archeologiche hanno fornito un quadro storico temporale, mentre i dati antropologici interrelati, ottenuti attraverso un ampio lavoro di interviste sul campo, hanno fornito una conoscenza primaria dei viticoltori e produttori di vino contemporanei che è stata contestualizzata all’interno di un’indagine spaziale più ampia sulla viticoltura nelle terre desertiche del Negev.

Credits: Propagating Terroir Revival in the Negev: How the Wine Industry Can Amplify Its Resilience to Climate Adversity through a Deeper Understanding of Historic Dryland Viticulture

I risultati della ricerca interdisciplinare hanno indicato come, nonostante il clima impervio gli agricoltori siano riusciti nel corso del tempo a sfruttare la loro conoscenza collettiva dei modelli meteorologici e dei cicli stagionali associati al terroir del deserto del Negev per creare con successo un’economia basata sul vino e quanto la conoscenza storica nell’agricoltura contemporanea possa diventare potenziale bacino al quale attingere per individuare strumenti e soluzioni nella lotta quotidiana agli effetti del climate change.

Integrare antiche tecnologie agricole con la rinascita di cultivar tradizionali e autoctone uniche attraverso una riconnessione con l’eredita storica, sviluppare a latere programmi di turismo ecologico educativo che colleghino percorsi del vino antichi e moderni, sono le tre direttrici proposte dai ricercatori israeliani per la rinascita dei territori vitivinicoli, una rotta in cui il rispetto del passato diventa opportunità per affrontare il futuro.

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