Tra gli effetti del riscaldamento globale e del climate change l’incremento della frequenza degli “eventi estremi” è senz’altro quello che preoccupa maggiormente i viticoltori. Gelate improvvise, grandinate, nubifragi rappresentano una seria minaccia per le colture così come gli incendi, sempre più frequenti in alcune aree del pianeta come la California ma anche in Europa del sud, con Francia, Spagna, Portogallo e Grecia considerati tra i Paesi più esposti ad un aggravamento di questo tipo di rischio nei prossimi anni.
L’estate che ci siamo lasciati alle spalle ne è stata testimone, le imprevedibili ma ormai consuete ondate di calore sono foriere di diverse criticità, non solo in termini di danni diretti ai vigneti, ma anche per quelli cosiddetti indiretti, in particolare l’alterazione delle uve e dei mosti causata dalla contaminazione dei fumi prodotti da incendi di boschi, siepi e arbusti.
Il tema è noto per gli addetti ai lavori e se da un lato l’impegno nella lotta al global warming è ormai considerato un dovere etico, ci si muove da tempo anche per arginarne le conseguenze che interessano i raccolti, provando ad individuare soluzioni che non mettano a repentaglio intere produzioni.
Tra i più attivi i ricercatori dell’Università statale dell’Oregon che dopo aver scoperto i tiofenoli, marcatore chimico in grado di indicare l’entità della contaminazione da fumo, hanno sviluppato uno speciale rivestimento spray che potrebbe proteggere l’uva dagli effetti degli incendi boschivi senza avere alcun impatto sulla crescita o sulla qualità degli acini. Al momento il team di ricerca sta continuando a perfezionare il rivestimento e sta lavorando a un’analisi dei costi per determinare la fattibilità della soluzione.
Ma notizie incoraggianti arriverebbero anche dal mondo dell’intelligenza artificiale che potrebbe rappresentare un punto di riferimento importante per i viticoltori.
In particolare Tastry, azienda che basa le sue attività su apprendimento automatico e chimica avanzata, utilizzerebbe un’intelligenza artificiale in grado di analizzare gli analiti presenti in un vino e decodificare la matrice aromatica risultante.
Sfruttando algoritmi specifici TastryAI potrebbe prevedere l’impatto di questi composti sul sapore e l’aroma del vino nel tempo, fornendo raccomandazioni pratiche su misura per ogni caso specifico, suggerendo aggiunte, miscele e trattamenti ottimali per mitigare gli effetti della contaminazione da fumo, tutto questo preservando la qualità del vino.
La tecnologia in altri termini consentirebbe secondo gli sviluppatori di rilevare sottili variazioni nei livelli di composti che la valutazione sensoriale umana potrebbe trascurare, in particolare nelle fasi iniziali quando la contaminazione non sarebbe evidente.
L’intelligenza artificiale potrebbe modellare e prevedere futuri cambiamenti nelle caratteristiche del vino in base ai livelli dei composti rilevati in diverse fasi, offrendo una visione di prospettiva evolutiva che i metodi manuali non potrebbero ugualmente fornire, un’opportunità fondamentale in alcuni casi per evitare perdite macroscopiche di raccolti e produzioni che avrebbero dunque una chance per superare lo shock della contaminazione da fumo.