Si è da poco conclusa con grande soddisfazione per gli organizzatori la Seconda Edizione di Regina Ribelle, la kermesse dedicata alla presentazione delle nuove annate della Vernaccia di San Gimignano, quattro giorni, dal 16 al 19 maggio, all’insegna della narrazione dell’unica Docg in bianco della Toscana.
Nutrita la partecipazione della stampa nazionale ed internazionale e del pubblico di appassionati che ha invaso festosamente il borgo di San Gimignano animando le sue strade, curioso di partecipare alle masterclass, ai seminari e agli incontri di approfondimento ed assaggiare le nuove annate del vino che ha fatto la storia di questo territorio.
E proprio dalla storia della Vernaccia è partita la Presidente del consorzio, Irina Strozzi, nel suo discorso di apertura tenutosi nella suggestiva Sala comunale di Dante alla presenza di autorità e giornalisti (oltre 90 tra italiani e stranieri), ripercorrendo la genesi di questo antico vitigno amato e narrato non solo dal poeta della Divina Commedia ma anche da Boccaccio, Michelangelo, Manzoni, vino preferito da Papi e signori potenti, dai Medici, dai Sforza e dai Visconti e su cui esiste un’ampia letteratura che ne descrive il tratto e il carattere anche negli abbinamenti gastronomici.
Regina bianca in terra dei grandi rossi toscani, dal momento in cui viene reimpiantata dopo la diffusione della fillossera all’inizio del ventesimo secolo, la Vernaccia di San Gimignano è il primo vino ad ottenere la DOC italiana nel 1966 grazie all’impegno di una produttrice del tempo, la contessa Balbi Valier, per poi, nel 1993, diventare l’unica DOCG bianca toscana.
Da allora questa icona con i suoi ottocento anni di storia alle spalle ma proiettata verso il futuro ha vissuto una fase di costante evoluzione arrivando oggi a contare 750 ettari vitati destinati alla Docg, dislocati completamente all’interno del perimetro del Comune di San Gimignano e collocati tra i 64 e i 631 metri sul livello del mare. I terreni su cui insistono le vigne, formati su depositi pliocenici marini, sono costituiti da sabbie gialle (tufo) e argille gialle a loro volta spesso stratificate su argille più compatte presenti in profondità. Sono suoli mediamente con poco scheletro e sostanza organica, ma ben drenati grazie alla presenza di sabbie, elementi che conferiscono la caratteristica “sapidità” ai vini.
Grazie all’iter di valorizzazione avviato con la fondazione del Consorzio del vino Vernaccia di San Gimignano nato nel luglio del 1972 e che oggi conta 79 associati, attraverso lo studio sui suoli e la spinta alla modernizzazione è stato possibile ottenere un’omogeneità qualitativa del prodotto sia in vigna (dove traguardo decisivo fu la selezione clonale agli inizi degli anni 2000) che in cantina, attirando l’attenzione anche di grandi nomi dell’enologia come Giacomo Tachis che proprio nella cantina più antica di questo territorio impostò tutta la tecnologia d’avanguardia di quei tempi.
Un percorso che oggi vede la Regina Ribelle pronta ad affrontare anche fasi complesse come quella che sta attraversando il mondo del vino a causa del cambiamento climatico: proprio lo scorso anno, davvero difficile per tutte le denominazioni, la Vernaccia ha dato infatti dimostrazione della sua alta capacità di adattamento reggendo molto bene il passo.
Nel 2023 sono stati immessi sul mercato 3.592.700 litri di Vernaccia di San Gimignano a fronte dei 3.475.300 del 2022, registrando il miglior risultato di tutte le Denominazioni di Origine Controllata e Garantita di Toscana, con un incremento di oltre il 3% rispetto al 2022, un dato che conferma anche come i vini bianchi da vitigni autoctoni siano sempre più richiesti sia dal mercato nazionale che internazionale.
In degustazione sia la Vernaccia di annata, cioè la 2023, che la Vernaccia Selezione/Riserva 2022 si sono mostrate nel loro ampio potenziale espressivo che raggiunge in alcuni casi punte di eccellenza, segno che la qualità dei vini Vernaccia di San Gimignano è in continua e costante crescita.
Fonte: Horecanews.it