giovedì, Novembre 21, 2024
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Fine Wines: le prospettive 2024 in uno studio di Liv-Ex

Dopo dieci anni costellati di crescita e record conseguiti oltre ogni aspettativa, il 2023 ha segnato un brusco risveglio per il segmento dei vini di pregio. L’anno, chiuso per la prima volta in negativo, ha smentito un trend che aveva riconosciuto al mondo dei fine wines la dimensione di luogo di investimento non condizionato dalle congiunture macro economiche e dalle turbolenze dei mercati.

Gli scambi delle bottiglie più note e desiderate del mondo che nei 12 mesi precedenti avevano chiuso con un +4,9% e +9,3%, hanno infatti subito gli effetti di uno scenario globale che, in controtendenza, ha premiato gli investimenti in asset tradizionali, in particolare Borse e oro.

La crisi ha portato i due indici che segnalano le oscillazioni di prezzo dei fine wines più ricercati sul mercato secondario, cioè il Liv-ex Fine Wine 100 e 1000, a segnare rispettivamente il -14,2% e il -13,7%.

Quello che ci si chiede oggi è se la crisi si possa considerare o meno strutturale e cosa ci si può aspettare dai prossimi mesi, un tema, quest’ultimo, che ogni anno è oggetto del rapporto che Liv-Ex produce sulla base di interviste ai grandi professionisti del mondo del vino che fanno parte della sua rete.

Nel 2023 il sentiment emerso dallo stesso studio era stato prevalentemente neutrale ed ottimista, nonostante lo scenario di riferimento fosse quello determinato dalla grande crisi innescata nei due anni precedenti dalla pandemia e successivamente dal conflitto russo ucraino, si credeva ancora nella capacità di tenuta del sistema dei vini di pregio.

Il 2024 ha ovviamente comportato un notevole cambio di prospettiva, quando a gennaio si sono tirate le somme la sfiducia ha iniziato a serpeggiare. Ecco perché il 36% degli intervistati ha dichiarato di sentirsi abbastanza pessimista riguardo al futuro, il 3% di essere molto pessimista, a fronte di un 20% che ha espresso una visione abbastanza ottimistica e il 41% che si è dichiarato neutrale.

Incertezza è dunque la parola d’ordine, anche se non mancano punti saldi sulle migliori performance attese nel momento in cui si vanno a considerare le regioni produttrici di grandi vini alle quali si da più fiducia nel 2024: Bordeaux sarebbe in testa alla classifica con il 37,5%, seguita dalla Toscana con il 19,35%.

Meno fiducia in alcuni territori come l’Australia, con il 68,2% degli intervistati ad indicarla come areale che segnerà i peggiori risultati nel corso di quest’anno. Anche Spagna e Rodano sono considerate come a rischio o almeno con una prospettiva tale da non suggerire grande opportunità di investimento.

Molte le sfide che gli operatori vedono all’orizzonte: l’attesa è quella di un 2024 con condizioni di mercato complesse, che potrebbero portare anche al fallimento di alcune aziende, un primo semestre difficile con una potenziale ripresa nella seconda metà, quando, presumibilmente, a fronte di una ulteriore discesa dei prezzi si potrebbe manifestare un rinnovato interesse da parte degli acquirenti.  Alcuni intermediari attendono ulteriori riduzioni prima di effettuare ordini mentre altri sono intenzionati a negoziare in modo più aggressivo con i produttori.

Chi si aspetta che la spinta del secondo periodo dell’anno porterà ad un aumento di domanda osserva che lo stesso sarà concentrato su regioni specifiche tra cui Toscana, Piemonte e vini della Loira, anche con una maggiore attenzione verso etichette meno tradizionali.

Una diversificazione del mercato dunque, che porterebbe ad una maggiore esplorazione delle alternative nel mondo dei vini di pregio, o con un maggiore focus su annate più vecchie o allontanandosi da punti saldi come Borgogna e Bordeaux alla ricerca di valore, il tutto senza escludere l’apertura anche al mercato secondario degli alcolici.

E sulla previsione di quale sarà l’andamento dell’indice Liv-Ex Fine Wine 100 a dicembre 2024 l’attesa è quella di un modesto aumento dei prezzi dei vini pregiati, i media dell’1,6% con il 67% degli intervistati con prospettive ottimistiche, il 31% orientato dalla cautela e l,1% propenso ad ipotizzare un risultato invariato rispetto all’anno precedente.

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