Il Consorzio Franciacorta ha scelto lo Yacht Club Marina di Stabia di Castellammare di Stabia per la tappa partenopea del suo Festival itinerante, primo grande evento pubblico dopo Vinitaly. Abbiamo intervistato il Presidente Silvano Brescianini per un focus su progetti, obiettivi e prospettive di una realtà in costante crescita.
Presidente il mondo sparkling sembra non essere toccato dalla crisi di consumi di vino a livello globale, ma a questa condizione fa da contraltare una maggiore competitività all’interno del segmento. Franciacorta come difende le sue posizioni nell’ambito di questa arena?
Credo che i territori che hanno dimostrato di avere una particolare vocazionalità e soprattutto sviluppato nel tempo delle conoscenze, un modo di fare, un know-how, che hanno saputo portare un livello di qualità costante e molto diffuso, alla fine vengano premiati.
Abbiamo deciso di fare Franciacorta come lo beviamo oggi almeno 35 anni fa, quando è nato il Consorzio. Avevamo in testa un progetto, sapevamo che il territorio poteva ripagarci con dei risultati interessanti se avessimo scelto di lavorare con rigore, con serietà e con il disciplinare più severo d’Europa.
Ci siamo mossi in questa direzione a partire dagli anni 90, in modo importante, con la DOCG e le modifiche al disciplinare grazie alle quali oggi il numero di bottiglie producibili per ettaro è il più basso della categoria così come il periodo di invecchiamento minimo in bottiglia è il più alto a livello europeo.
Il fatto che oggi Franciacorta abbia il favore del pubblico ci rende orgogliosi soprattutto considerando che c’è maggiore competizione, ma non è un caso, piuttosto è il frutto dell’impegno degli ultimi 35 anni.
L’anno è partito sotto i migliori auspici con la presentazione della prima carta della Franciacorta che ne identifica con precisione 134 zone e con il contestuale lancio di una brand identity rivisitata. Quali sono stati gli obiettivi che hanno spinto il Consorzio a portare avanti questi due importanti progetti?
Il rebranding rientra nell’ambito di quelle attività di aggiornamento fisiologico, che tempo per tempo è giusto fare perché è bene che l’immagine e l’estetica sino al passo con i tempi per cui abbiamo dato spazio a questo momento di revisione.
Cosa diversa il lavoro portato avanti da Alessandro Masnaghetti iniziato prima che esplodesse l’emergenza Covid. Abbiamo scelto lui che è molto impegnato su più fronti, anche oltreoceano in California, perché volevamo un lavoro fatto dal miglior esperto del settore e il suo seguito negli Stati Uniti conferma il fatto che sia un’eccellenza italiana.
Poter identificare le nostre unità geografiche in modo molto rigoroso lavorando anche sul catasto napoleonico sicuramente ha apportato un valore aggiunto. Qualcuno dice che forse 134 unità sono troppe, è chiaro che non tutte saranno utilizzate, o almeno richiederanno più tempo, però, come dice Masnaghetti, è fondamentale che il risultato corrisponda a quello che il territorio percepisce.
Dopodiché ci sono differenze enormi in termini di esposizione, luminosità, temperature, ma anche di suoli che daranno vita a vini diversi. Quanto e come i produttori decideranno di valorizzare queste informazioni appena entreranno nel disciplinare non si può ancora definire. Ci vorrà sicuramente del tempo, almeno una decina di anni, ma l’importante è che il processo sia stato avviato.
L’enoturismo in Lombardia sta vivendo una stagione molto fortunata con Franciacorta a fare da traino, quali sono i punti di forza che hanno favorito questo exploit?
Su questo fronte devo dire che siamo ancora “giovani”, nel senso che le cantine hanno iniziato ad attrezzarsi per accogliere i visitatori e a costruire un’offerta di tipo esperienziale da tempi relativamente recenti, più o meno da una decina d’anni. Abbiamo la grande fortuna della nostra localizzazione geografica, a metà strada tra Verona e Milano, con un bacino di utenza importante per una zona facilmente raggiungibile, logisticamente siamo sicuramente avvantaggiati.
D’altra parte il consumatore vuole sempre più visitare i luoghi, conoscere, “camminare le vigne” come diceva Veronelli, toccare con mano la filosofia e lo stile delle aziende. Questa è una opportunità rispetto alla quale bisogna attrezzarsi, formare il personale, cercare di confezionare una proposta che sia interessante. È un percorso per noi in divenire e ci sono altri territori come la Napa Valley che insegnano quanto sia importante e come chi si impegna in tal senso ottenga bei risultati.
Se dovesse individuare il progetto più importante sul quale oggi il Consorzio è impegnato quale sarebbe?
Le sfide sulle quali stiamo lavorando sono parecchie e andrei a dividere quelle che riguardano la produzione e quelle che invece attengono al mercato e alla conoscenza dei vini.
Per quanto riguarda la produzione un’attenzione particolare la meritano gli studi che stiamo portando avanti in ottica di biodiversità funzionale, una ricerca che si propone di caratterizzare il territorio viticolo della Franciacorta e la biodiversità che ospita nelle sue varie componenti microbiche, vegetali e animali. Stiamo cercando di comprendere come e quanto la vita del suolo e nel vigneto ci possa aiutare ad avere vini di maggiore personalità e come creare condizioni perché alle prossime generazioni si possa lasciare una terra in condizioni migliori di quelle in cui la abbiamo trovata.
Dal punto di vista della presenza e della comunicazione di Franciacorta in Italia e all’estero la sfida è quella di tenere il passo con gli investimenti e con iniziative come quella odierna. Continuare ad essere presenti nelle carte di ristoranti non solo italiani ma anche di Stati Uniti, Giappone, Europa è fondamentale e in questo senso c’è tanto da fare. Nonostante non sia semplicissimo continuiamo a portare a casa i risultati, anche grazie a collaborazioni come quella con la Camera della Moda e Michelin in Italia o come quella con gli Emmy Awards all’estero, negli Stati Uniti. Qui l’obiettivo è costruire nuove opportunità per poter raccontare Franciacorta in modo sempre diverso.
Fonte: Horecanews.it