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OMS lancia “3 by 35”, il piano con l’obiettivo di aumentare le accise sul vino

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Nel maggio scorso, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel pubblicare il rapporto Too Cheap to Ignore, ha lanciato un severo monito ai governi evidenziando, dati alla mano, come alcol, tabacco e bevande zuccherate siano oggi troppo accessibili e troppo pericolosi per essere ignorati.

A distanza di poche settimane, l’allarme è stato tradotto in strategia globale con il lancio dell’iniziativa 3 by 35 il cui obiettivo, chiaro e misurabile, è di aumentare del 50% i prezzi reali di almeno uno dei tre prodotti nocivi entro il 2035 grazie a politiche fiscali più incisive.

Ad orientare le nuove politiche sarebbe l’evidenza che il consumo di alcolici, e in particolare del vino, sarebbe cresciuto in proporzione all’aumento del potere d’acquisto in molte regioni europee. Secondo il rapporto Too Cheap to Ignore, tra il 2000 e il 2020, nei Paesi dell’Unione Europea l’accessibilità della birra sarebbe infatti aumentata del 46%, quella dei superalcolici del 37% e quella del vino addirittura del 76%.

Questo significa che, a parità di reddito, un cittadino europeo potrebbe oggi acquistare quasi il doppio del vino rispetto a vent’anni fa.

A contribuire a questa tendenza sarebbe la quasi totale assenza di tassazione specifica sul vino in gran parte d’Europa. Nel 2022, solo 28 su 53 Paesi della Regione Europea dell’OMS avrebbero applicato una qualche forma di accisa sull’alcol, e solo 2 Paesi avrebbero previsto un’accisa specifica per il vino. Nell’UE, le accise rappresenterebbero in media appena il 4% del prezzo del vino, contro il 16% della birra e il 37% dei superalcolici.

È in questo scenario che si inserisce “3 by 35” l’iniziativa lanciata dall’OMS con l’obiettivo di ridurre i consumi nocivi, generare nuove entrate pubbliche e favorire il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG).

Secondo le proiezioni dell’OMS, un aumento delle tasse capace di far crescere i prezzi del 50% potrebbe salvare milioni di vite, ridurre del 20% i tassi di malattie non trasmissibili (come tumori e malattie cardiovascolari), mobilitare fino a 3.700 miliardi di dollari di entrate aggiuntive a livello globale in 5 anni.

A sostegno delle sue tesi l’OMS cita il caso della Lituania, che nel 2017 ha aumentato sensibilmente le accise sugli alcolici. I risultati sarebbero stati immediati con una riduzione del 7% del consumo pro capite di alcol e un aumento del 27% del gettito fiscale derivante dagli alcolici.

Un modello simile è in vigore da anni nei Paesi nordici, dove monopoli statali e tassazione elevata mantengono i prezzi alti e contenuto l’accesso, realtà caratterizzate però da forti sistemi di welfare e ampi margini di controllo del mercato difficilmente replicabili in Paesi con forte tradizione vitivinicola e mercati liberalizzati come Italia, Francia e Spagna.

La prospettiva dell’attuazione della strategia “3 by 35” ha scatenato tensioni e preoccupazioni nel mondo del vino con molti produttori convinti che l’applicazione di accise più alte porterà a scoraggiare il consumo, soprattutto tra i giovani e le fasce a basso reddito, ridurre la competitività del vino europeo rispetto a mercati extra-UE, penalizzare l’export, in particolare nei Paesi dove già esistono forti regolamentazioni sull’alcol e danneggiare il settore enoturistico, che rappresenta una voce importante per l’economia di molte regioni rurali.

Si è aperto così un dibattito complesso, dove se da un lato è difficile ignorare l’urgenza sanitaria e il peso delle malattie legate all’alcol, responsabile ogni anno di oltre 3 milioni di morti nel mondo, non si può dall’altro trascurare che il vino rappresenta una componente identitaria, economica e sociale profonda in molti Paesi europei.

Trovare un equilibrio tra tutela della salute pubblica e salvaguardia di intere filiere produttive sarà la sfida dei prossimi anni. L’OMS ha fornito gli strumenti ora tocca ai governi scegliere se e come utilizzarli.

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