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L’identità di Giustini nella nuova etichetta di Costiero, il rosato da uve negroamaro in purezza che parla al futuro

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Una brezza salmastra che accarezza i filari, viti che respirano il mare, sabbia che si mescola all’argilla. Siamo a pochi metri dal Mar Piccolo, nell’areale tarantino, dove tra lo specchio di acque salate e le alture della Valle d’Itria soffiano decisi i venti di Scirocco e Tramontana.

Qui un suggestivo lembo di terra accoglie un frammento di Giustini, giovane e dinamica realtà vitivinicola del panorama pugliese.

Oggi gestita da Salvatore Papadopoli enologo, classe 1991, dietro la guida del padre Giuseppe e con il fratello Federico nel ruolo di capocantiniere, Giustini affonda le sue radici in una lunga tradizione agricola di imprinting familiare che si è trasformata in progetto imprenditoriale nel 2005.

“Mio padre ha deciso di chiudere la filiera non conferendo più le uve. Da semplici viticoltori, siamo diventati produttori. È stata la realizzazione di un sogno che mio nonno coltivava da tempo, avere una cantina tutta nostra”, racconta Salvatore con orgoglio.

La prima bottiglia prodotta fu un Negroamaro in purezza, battezzato Vecchio Sogno, simbolo di un passaggio epocale per la famiglia e per il territorio. Da allora, l’azienda di San Giorgio Jonico è cresciuta fino a contare 45 ettari di proprietà, 15 in affitto e una produzione annua di circa 500.000 bottiglie, con una forte vocazione all’export (il 70% del fatturato) e una distribuzione esclusiva nel canale Horeca

La filosofia del vignaiolo: tra purezza, leggerezza e terroir

La filosofia di Giustini è chiara: puntare su vitigni autoctoni, vinificazioni in purezza partendo da una grande attenzione al lavoro in vigna.

Sono cresciuto tra i filari con mio padre e mio nonno, per me il cuore del nostro lavoro è proprio lì, perché se tratti bene l’uva puoi pensare di fare la differenza. I vini eccellenti si costruiscono prima della vendemmia.”

Pur trovandosi in pieno areale DOC Primitivo di Manduria, Giustini ha mantenuto un legame fortissimo con il Negroamaro, eredità delle selezioni manuali del nonno, potatore esperto, da qui, anche la scelta stilistica di unire tipicità e freschezza, con vini più snelli, leggeri, moderni.

La mia impronta è semplice: togliere, non aggiungere, rispettare la tradizione ma snellirla, renderla più fruibile, più bevibile. Oggi il mercato vuole vini autentici, ma anche dinamici e coerenti con i nuovi stili di vita e approcci al consumo.”

Costiero: il nuovo rosato che racconta il mare

Proprio questa visione ha trovato piena espressione in Costiero, il rosato firmato Giustini presentato nella sua nuova veste nella suggestiva cornice di Baia dei Mori, a Marina di Pulsano, evocando sentori e atmosfere che contribuiscono alla sua genesi in natura.

Il nome è già una dichiarazione d’intenti. Costiero nasce da vigneti a ridosso del mare, in un appezzamento dove “l’ultimo ceppo dista solo sette metri dall’acqua”. Negroamaro in purezza, macerato per due-tre ore a seconda dell’annata, è un rosato da 13 gradi, elegante, leggero ma di corpo, pensato per un consumo versatile, dall’aperitivo alla tavola.

“Amo i rosati delicati, dai toni leggeri. La tradizione pugliese li vuole più carichi – racconta Salvatore – ma io preferisco l’equilibrio, l’eleganza. Costiero è un rosato moderno ma profondamente legato alla nostra terra.”

Rebranding, sostenibilità e packaging: il nuovo volto di Giustini

L’etichetta di Costiero segna anche un cambio di passo nel linguaggio visivo del brand. I colori della costa, il rosa dei tramonti e il blu del mare, dominano una grafica lineare, essenziale.

E non è solo una questione di estetica: Giustini ha eliminato la capsula in alluminio, puntando su una scelta sostenibile e contemporanea.

Abbiamo voluto togliere il superfluo, anche nel packaging. È un piccolo gesto, ma coerente con la nostra filosofia: fare vini veri, essenziali, rispettosi dell’ambiente.

“Vino in movimento”: un’identità giovane e in ascolto

Nel corso dell’evento, Salvatore ha raccontato anche il significato profondo del pay-off aziendale: “Vino in movimento”, che accompagna il logo con la G solare e i solchi della terra.

“Siamo un’azienda giovane, io ho 33 anni e rappresento la quarta generazione di viticoltori. Rispetto i giganti che ci hanno preceduto, ma so che possiamo fare la nostra parte, muovendoci, ascoltando il mercato, parlando alle nuove generazioni.”

È da qui che nasce anche l’attenzione all’export, curata fin dagli esordi al punto da garantire oggi una presenza consolidata in Germania, Olanda, Regno Unito, Polonia, Giappone e Vietnam, oltre a quote in crescita in Sud America e Stati Uniti.

Eppure la Puglia insieme al mezzogiorno resta riferimento nella distribuzione, così come la DOC Manduria lo è nella dimensione produttiva. “Il Primitivo è il nostro biglietto da visita. Parla del nostro passato, ma anche del nostro futuro, è il vitigno che fa da traino all’intero brand pugliese.”

Rosati in ascesa: una risposta alla nuova domanda di mercato

Con Costiero, Giustini punta su un segmento in forte crescita: quello dei rosati mediterranei, freschi, eleganti. “Il mercato penalizza oggi i rossi troppo pesanti – spiega Salvatore – I rosati, specie se legati alla territorialità come il nostro, possono rappresentare una grande opportunità. Costiero vuole essere il nostro contributo a questa nuova visione del bere.” 

Una visione, quella di Giustini, che guarda avanti, senza dimenticare da dove tutto è iniziato, tra i filari del nonno, il mare a pochi passi e un sogno chiamato Vecchio Sogno.

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