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Distilleria Petrone: il cantinamento in mare dei liquori tra ricerca e solidarietà

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Quello dei vantaggi e degli effetti del cantinamento subacqueo di vini e liquori è un tema oggi molto dibattuto tra appassionati e addetti ai lavori, tenuto vivo dall’impegno delle aziende del segmento Wine & Spirits che scelgono di destinare parte del loro budget di Ricerca e Sviluppo proprio per sondare le potenzialità di questa particolare tipologia alternativa di affinamento.

La Distilleria Petrone è tra le realtà più attive in Italia, pioniera nel testare la soluzione underwater anche per i liquori, un progetto inedito a livello mondiale che ha avuto inizio nel 2021 con la prima immersione di una cassa di Elixir Falernum nelle acque di Mondragone con successivi rinvenimenti per approfondimenti scientifici condotti grazie alla collaborazione con il Dipartimento di Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II.

L’ultimo in ordine di tempo degli esperimenti, cui si è dato il via il 25 settembre scorso tra le acque antistanti il Castel dell’Ovo di Napoli, è stato l’inabissamento di 450 bottiglie di limoncello, un prodotto con differenti caratteristiche organolettiche rispetto a quelli già coinvolti nella sperimentazione precedente da tenere dunque sotto osservazione.

“È chiaro che dopo l’esperienza del Falernum che ha una struttura diversa rispetto al limoncello il livello di attenzione cresce – ha dichiarato Carlo Sarrantonio, degustatore ufficiale dell’Associazione Italiana Sommelierperché siamo di fronte ad un prodotto che è composto da alcool e oli essenziali che rilasciano le bucce del limone messe in infusione. L’alcol di per sé non invecchia, non evolve, quindi la curiosità sta nel comprendere se ci saranno evoluzioni in termini di profumi e di gusto, dal momento che sicuramente non ci sarà una evoluzione in termini di invecchiamento. Da qui a un anno scopriremo se Andrea Petrone ci ha visto lungo o meno.”

Un aspetto che ha connotato questa iniziativa rispetto alle precedenti il coinvolgimento dell’ArcheoClub d’Italia e dei ragazzi dell’Area Penale di Napoli che nell’ambito del progetto Mare Nostrum hanno seguito corsi di immersione subacquea acquisendo competenze che iniziano a tradursi tangibilmente in un’opportunità per il futuro.

Ho 19 anni e iniziato da un anno e mezzo a seguire questo percorso, – ha raccontato uno dei giovani protagonisti che ha partecipato alle operazioni nelle acque del porticciolo di Santa Lucia, e di cui per questioni di privacy non è possibile fare il nome – Sono sempre stato un amante del mare e della pesca, grazie a Mare Nostrum ho scoperto il mondo della subacquea e acquisito dei brevetti, oltre ad una borsa di studio per il corso da operatore tecnico subacqueo che inizierò a breve a Roma. Sono titoli che potranno tornarmi utili nel mondo del lavoro e grazie ai quali oggi sono qui.”

Ma gli occhi dei più adesso sono puntati sui risultati degli studi che il dipartimento di Agraria dell’Università di Napoli sta conducendo sulle serie storiche di dati raccolte fino ad oggi. “Abbiamo già messo insieme informazioni dalle quali sono emerse evidenze importanti che attengono l’evoluzione del corredo olfattivo e del colore oltre al monitoraggio del livello di ossidazione, speriamo di poter confermare quanto rilevato fino ad ora anche con i dati relativi alla seconda immersione del Falernum. – ha sottolineato Andrea PetroneLa forza del progetto è proprio nella sua dimensione scientifica, intanto incrociamo le dita sull’esito che emergerà a breve e che renderemo noto entro il mese di dicembre.”  

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