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La crisi del mondo del vino non risparmia il mercato dei Fine Wines

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Fino allo scorso anno quella dei Fine Wines era indiscutibilmente riconosciuta come dimensione di investimento non condizionata dalle congiunture macroeconomiche e dalle tensioni e oscillazioni dei mercati, una sorta di oasi non intaccabile da venti e tempeste finanziarie, come confermato dal trend di una decade costellata di crescita costante e record macinati oltre ogni aspettativa.

L’assunto ha iniziato ad essere messo in discussione a partire dalla chiusura scricchiolante del 2023 e il 2024, sin dal suo esordio, non è stato più generoso minando definitivamente con il suo andamento il convincimento che il mercato dei vini di pregio fosse intoccabile dalle crisi. Oggi si può dire che ne possa invece rappresentare una piena espressione, campanello d’allarme e conferma di un trend del quale non si può non tener conto.

Per averne la misura basta guardare al saldo negativo ti tutti i principali indici del Liv-Ex, una delle più grandi piattaforme di trading che monitora in tempo reale le transazioni sui Fine Wines. I suoi dati riflettono l’attività in tempo reale degli oltre 620 commercianti membri in tutto il mondo. Insieme rappresentano il più grande bacino di liquidità al mondo, attualmente 100 milioni di sterline di offerte e richieste su 20.000 vini.

Ad agosto, l’indice Liv-ex Fine Wine 100, che rappresenta il movimento dei prezzi di 100 dei vini pregiati più ricercati nel mondo, provenienti da Francia, Italia, USA, Australia e Spagna, ha registrato un calo simile a quello di luglio con una perdita dell’1,0%, in linea con il trend negativo che ha iniziato a manifestarsi da inizio anno e che prosegue facendo registrare un calo complessivo da gennaio ad oggi del 5,4%.

Anche il Liv-ex Fine Wine 1000, indice più ampio che traccia 1000 vini da tutto il mondo, conferma un andamento negativo con un – 0,1%. Nonostante la contrazione sia stata più lieve rispetto a luglio il dato rilevante resta la perdita da inizio anno che continua ad ampliarsi lasciando sul campo il 7,3% trainato in basso in particolare dalle performance dei sottoindici Burgundy 150 (-10,3%), Champagne 50 (-6,1) e Bordeaux 500 (-6,9%).

L’indice Rest of the World 60 è stato quello con la performance migliore, con un rialzo dello 0,8%, dei 60 vini componenti, 29 sono saliti, 10 sono rimasti invariati e i restanti 21 sono scesi.
Dominus 2014 è in cima alla classifica, registrando un aumento di prezzo del 22,4%. Unico di Vega Sicilia è stato il più pesante tra i best-performer, con cinque delle 10 annate che hanno registrato aumenti e due rimaste invariate. Il Mid Price dell’annata 2010 è aumentato del 13,1% ad agosto e ora è in rialzo del 29,4% da inizio anno.

Rispetto all’indice Rest of The World 60 è stato evidenziato in particolare anche l’aumento dell’attività dei commercianti statunitensi che hanno rappresentato il 64,0% del valore commerciale totale solo nel mese di agosto, rispetto al 34,4% registrato nell’anno in corso, in aumento rispetto al 10% del 2023.

L’ottimismo che serpeggiava ancora ad inizio anno lascia dunque spazio ad un approccio sempre più prudenziale dato il quadro complesso che inizia a configurarsi anche per investitori alto spendenti e collezionisti, considerato che tra l’altro la potenziale ripresa messa in conto a partire dalla seconda metà dell’anno ancora non ha fatto capolino e, visto lo scenario attuale, potrebbe ancora tardare se non mancare del tutto.

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